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La vicenda drammatizzata da Eschilo nella perduta "Licurgia", ove Orfeo moriva per mano delle menadi di Dioniso perché dedito esclusivamente al culto di Elio-Apollo, costituisce una testimonianza di eccezionale interesse per chiunque si occupi della storia dell'orfismo. Nel ricostruire le linee generali della trilogia, proiettandole sullo sfondo delle tensioni che in età classica dovettero segnare i rapporti tra dionisismo e movimento orfico, il volume ne propone una suggestiva lettura in chiave di grandioso áition religioso: una sorta di mitica presentazione dell'atto di nascita dell'orfismo, con Dioniso che al termine della trilogia doveva assurgere egli stesso a dio di quei riti di iniziazione di cui Orfeo in vita era stato il sacerdote e ora, dopo la morte, sarebbe stato l'eroe archegeta. Al tema della morte di Orfeo, e alle sue varianti nella produzione epigrammatica d'età ellenistica, è dedicata una corposa appendice.